Nassiryah, 5 ottobre – Dopo un mese di calma in tutto il settore del Dhiqar il contingente italiano schierato in Iraq è stato nuovamente coinvolto in uno scontro a fuoco. Poco dopo le nove del mattino due veicoli VM 90 del reggimento “San Marco” sono stati attaccati con due razzi anticarro Rpg-7 nella cittadina di Suq ash Shuyukh, trenta chilometri a sud est di Nassiryah. Ai due razzi, che hanno mancato il bersaglio senza provocare vittime o danni, hanno fatto seguito diversi colpi di kalashnikov ai quali i fanti di Marina hanno risposto in modo efficace impiegando anche le mitragliatrici pesanti Browning e colpendo probabilmente alcuni attaccanti prima di sganciarsi senza perdite. Il reparto italiano, uno dei più esperti avendo mantenuto per un anno una compagnia aggregata ai diversi contingenti in Iraq, aveva compiti di scorta ad un convoglio che trasportava apparati radio presso la polizia locale, i vigili del fuoco e l’ospedale, previsti da un progetto che mira a realizzare una rete d’emergenza che colleghi tutti i centri della provincia. Finora non è stato possibile stabilire se l’attacco sia stato condotto da miliziani o da gruppi malavitosi, questi ultimi piuttosto attivi nell’area di Suq ash Shuyukh con traffici che vanno dalle armi alle auto rubate. Neppure gli sceicchi e il capo della polizia locale, subito convocati per un vertice al comando italiano, hanno saputo fornire elementi utili a identificare gli attaccanti. Non è da escludere neppure l’ipotesi di un’azione condotta da miliziani.
Dopo la disfatta subita a Najaf gli uomini fedeli a Moqtada al Sadr hanno rinunciato anche a Nassiryah alla lotta armata per costituirsi come forza politica ma la decisione di Sadr, rispettata dal suo luogotenente nel Dhiqar, l’imam Aws al Khafaji, è stata condannata da gruppi estremisti sciiti che si starebbero riorganizzando per continuare a combattere le forze alleate grazie all’appoggio dei pasdaran iraniani e, a quanto sembra, di elementi siriani. Nel vicino settore britannico sono stati segnalati anche gruppi wahabiti, finanziati da ambienti sauditi e appoggiati da ex membri del partito Baath di Saddam, e non si può escludere che abbiano allargato la loro attività all’area controllata dagli italiani considerato che proprio a Shuk ash Shuyukh è presente una tribù sunnita (netta minoranza nel sud sciita del paese) privilegiata durante il regime del raìs.
In ogni caso l’obiettivo degli assalitori a Shuk ash Shuyukh potrebbe essere proprio impedire la realizzazione della rete radio che consentirebbero alle forze italiane e di sicurezza irachene di intervenire con maggiore efficacia e tempestività. La brigata aeromobile “Friuli”, guidata dal brigadier generale Enzo Stefanini, aveva sostenuto finora un solo scontro a fuoco, il 7 settembre, che non aveva provocato vittime. In quell’occasione armati iracheni avevano aperto il fuoco da tre postazioni diverse contro i check-point del 66° Reggimento Aeromobile poste a protezione dello “strategic bridge”, il ponte sull’Eufrate della “Tampa”, la strada logistica che dal Kuwait conduce a Baghdad evitando i grandi centri abitati e utilizzata da tutti i convogli alleati per rifornire i diversi contingenti.
Negli ultimi tempi il settore italiano aveva goduto di una relativa calma rispetto al resto dell’Iraq grazie anche agli stretti rapporti tra il contingente e le diverse autorità locali, a un buon flusso di aiuti economici e umanitari, al costante controllo del territorio effettuato da pattuglie pesantemente armate e alle crescenti capacità delle forze irachene il cui addestramento è curato dalla fanteria aeromobile e dai carabinieri del Dipartimento Security Sector Reform. Dopo l’attacco di sabato il livello di attenzione nel settore italiano è stato innalzato rafforzando le postazioni fisse con missili anticarro Milan (idonei a colpire auto bomba e postazioni fisse a medie distanze) che si affiancano ai lanciarazzi Panzerfaust 3 e potenziando ricognizioni, pattuglie blindate e la sorveglianza intorno alle due basi italiane di Camp Mittica (a Tallil) e “White Horse”, pochi chilometri a sud da Nassiryah. A protezione del campo sono schierati alcuni mortai da 120 millimetri Thomson, già impiegati l’anno scorso per difendere la base afghana di Khowst utilizzata da alpini e paracadutisti dell’operazione “Nibbio”. I mortai hanno già acquisito la posizione dei possibili bersagli da battere anche se il loro impiego è previsto essenzialmente per illuminare con proiettili bengala i ponti sull’Eufrate in caso di nuovi scontri in città. Armi di questo genere di calibro variante tra i 60 e i 120 millimetri sono state impiegate anche dai guerriglieri contro le postazioni italiane e i genieri della Task Force “Piave” (su base 6° Reggimento Pionieri) sta realizzando 26 rifugi anti-mortaio all’interno di “Camp Mittica”.
In caso di attacco, un radar campale a lunga portata consente inoltre di individuare con esattezza ogni sorgente di fuoco avversaria permettendo di rispondere in modo letale ma estremamente preciso. La “Friuli” esprime il contingente meglio equipaggiato e con maggiori capacità diversificate tra le cinque brigate schierate finora in Iraq. I militari hanno ottenuto per primi le nuove mimetiche più leggere e robuste e dispongono di una più capillare distribuzione di armi d’appoggio, sistemi satellitari gps e visori notturni. A rinforzo sono poi presenti una compagnia del reggimento San Marco già esperto del teatro iracheno e un plotone di Lagunari che dispone di mezzi anfibi e fluviali per operare sull’Eufrate mentre 400 carabinieri forniscono capacità antisommossa e di investigazione in tutti i campi e il supporto alla polizia irachena. Dalla brigata italiana dipendono inoltre una compagnia portoghese della Guardia Nazionale Repubblicana aggregata alla MSU e l’812° battaglione di fanteria meccanizzata rumeno composta da veterani dell’Afghanistan (al fianco degli statunitensi nell’Operazione ”Enduring Freedom”) ai quali è affidata proprio l’area meridionale del settore italiano che comprende anche Shuk ash Shuyukh. Anche la componente forze per operazioni speciali è corposa con diversi distaccamenti del 9° Reggimento Incursori e del Gruppo Operativo Incursori del Comsubin, del 185° Reggimento Ricognizione e Acquisizione Obiettivi e un plotone di ranger del Reggimento Monte Cervino.
Sul versante dei mezzi ai blindati Centauro e ai cingolati VCC si aggiungono due plotoni con carri armati Ariete (del 4° reggimento carri della Brigata Ariete) e veicoli da combattimento Dardo (del 18° reggimento Bersaglieri della Brigata Garibaldi. Mezzi potenti ed in grado di esprimere una forte deterrenza che normalmente restano dentro la base di “Camp Mittica” (nei pressi dell’aeroporto di Tallil) ma che in pochi minuti sono pronti all’impiego. Anche i dieci elicotteri (tre Pelikan dell’Aeronautica e sette CH 47 e AB 412 dell’Aviazione dell’Esercito conferiscono ampie capacità di trasporto e ricognizione anche se in caso di scontri peserebbe l’assenza dei “Mangusta” da combattimento assegnati da tempo alla “Friuli” ma per ora rimasti in Italia. Alla luce delle battaglie degli ultimi mesi negli assetti di protezione del contingente può essere a buon titolo inserito l’ospedale campale “Role 2” dove operano un centinaio di medici e paramedici della Sanità Militare e del Corpo Militare della Croce Rossa (incluse quindici infermiere volontarie) e che dispone di due sale operatorie, 50 posti letto e un primo esemplare di ambulanza blindata ricavata dalla modifica di un VM 90 Protetto.
Tratto da Analisi Difesa di Gianandrea Gaiani