Leonte: Marina ed Esercito preparano lo sbarco in Libano.

Nel pomeriggio di oggi il Gabinetto del ministro della Difesa ha diffuso una nota stampa sugli ultimi sviluppi dell’operazione Leonte e sulla presa di terra che inizierà nella giornata di domani. Confermata la presenza odierna a terra di una delegazione guidata dall’ammiraglio di divisione Giuseppe De Giorgi (in basso), comandante della JATF-L (Joint Amphibious Task Force – Libano).

Mentre sono in corso i preparativi della presa di terra della forza militare italiana, infatti, l’ammiraglio di divisione Giuseppe De Giorgi e il suo staff hanno lasciato Nave Garibaldi a bordo di due elicotteri SH-3D della Marina Militare per incontrare il Comandante di UNIFIL, il generale francese Alain Pellegrini, e l’ambasciatore d’Italia in Libano Franco Mistretta.
Con l’ammiraglio anche militari italiani della Forza da Sbarco che coordineranno con il personale UNIFIL le operazioni di sbarco che avranno luogo domattina.
Nella serata di oggi Nave Garibaldi, che nella giornata di ieri aveva effettuato in navigazione un rifornimento laterale con una unità rifornitrice della US Navy, sarà raggiunta nelle acque libanesi dalle navi da assalto anfibio San Giorgio, San Giusto e San Marco.

Queste, scortate dalla corvetta Fenice, sono in navigazione verso le coste libanesi, da cui distavano nel primo pomeriggio di oggi circa 200 miglia. Il Gruppo anfibio italiano, dopo essersi riunito, procederà verso l’area prevista per lo sbarco a sud del porto di Tiro.

I 616 Fucilieri del Reggimento San Marco della Marina Militare ed i 120 lagunari dell’Esercito Italiano imbarcati sulle tre LPD, hanno approfittato delle ottime condimeteo che hanno caratterizzato la navigazione per ultimare la preparazione per l’operazione Leonte (nelle foto M.M.) che li vedrà operare in territorio libanese da domani insieme a 49 militari della componente NBC ed EOD dell’Esercito Italiano e a 11 Carabinieri. Questi, insieme ad un ultima compagnia del San Marco che raggiungerà nei prossimi giorni il Libano con un velivolo C-130J dell’Aeronautica Militare, costituiranno la Joint Landing Force italiana che sarà comandata sul terreno dal contrammiraglio Claudio Confessore.

La nota stampa conferma che l’operazione di sbarco, che avrà inizio domani mattina, prevede la proiezione a terra della componente operativa della JLF-L (Joint Amphibious Landing Force – Lebanon) della Early Entry Force nazionale, che si svolgerà secondo le seguenti fasi:
– operazioni di pre-sbarco: ricognizione dei fondali, in corrispondenza della spiaggia designata, in modo che i mezzi da sbarco non corrano il rischio di incontrare ostacoli durante la navigazione;
– l’elitrasporto di una compagnia a terra di circa 120 fucilieri di Marina del Reggimento San Marco per la ricognizione e sorveglianza dell’area di sbarco in concorso con le forze di sicurezza libanesi;
– sbarco dei mezzi navali (con personale, mezzi e materiali), dei mezzi cingolati anfibi (con circa 100 Fucilieri a bordo) e, quindi, del grosso della forza con i restanti mezzi ruotati e materiali.
Al termine delle operazioni, la Joint Landing Force avrà proiettato a terra circa 800 militari, suddivisi in:
– oltre 600 Fanti di Marina del Reggimento San Marco;
– 120 Lagunari del Reggimento Serenissima dell’Esercito;
– elementi della compagnia NBC;
– elementi della componente EOD;
– 11 carabinieri della MSU, con compiti di polizia militare.

Una volta a terra la forza sbarcata formerà delle autocolonne per poi trasferirsi nell’area temporaneamente assegnata dall’UNIFIL che dista circa 20 km dalla costa.
Lo Stato Maggiore della Difesa conferma che “ovviamente la presa a terra della Forza di Proiezione non avverrà secondo le classiche procedure dello sbarco anfibio operativo, ma sarà una presa a terra di carattere amministrativo seppure con le dovute cautele, tenuto conto dell’ambiente in cui si trovano”.
Lo stesso ammiraglio Giampaolo Di Paola, d’altronde, martedì scorso in conferenza stampa aveva già detto che non bisognava pensare allo Sbarco in Normandia.

Nessun cenno nella nota stampa al lavoro dei nostri servizi si sicurezza che probabilmente hanno già raggiunto da tempo accordi di “non belligeranza” con Hezbollah.
Lo dimostra il bassissimo tenore “militare” del gruppo navale, con una sola corvetta di scorta. Ben poca cosa per proteggere in ambiente littoral l’ammiraglia italiana e tre navi LPD, il che fa presumere da un lato la assoluta “certezza” da parte del nostro intelligence che la minaccia sia quasi nulla, e da un altro che non si voglia urtare la “sensibilità” dei libanesi mostrando troppo i muscoli e presentandosi così come una forza di occupazione.
D’altronde lo stesso ministro della Difesa Arturo Parisi ha confermato, in un intervista pubblicata su L’Espresso, la fiducia del Governo nell’operato del SISMI e nei suoi vertici: «quello che il governo conferma è anzitutto il riconoscimento del ruolo determinante dell’intelligence per la sicurezza del paese, imprescindibile soprattutto nelle operazioni di peace keeping, e l’apprezzamento del prezioso lavoro svolto dal Sismi. Certo, un apprezzamento non scindibile da quello per le persone che lo svolgono e per chi ne è alla guida».
Ricordiamo che il secondo giorno di combattimenti Hezbollah aveva colpito la corvetta israeliana INS Hanit, che stazionava al largo di Beirut per applicare l’embargo navale, uccidendo quattro membri dell’equipaggio e ferendone altri. Nell’azione sarebbe stato impiegato un missile C-802 di costruzione cinese, uno dei migliori missili superficie-superficie antinave al mondo compreso da anni anche negli arsenali iraniani; alcune fonti asseriscono che nell’occasione è stato impiegato anche un UAV per la ricognizione e la identificazione preventiva del bersaglio.

Scritto da M. Amatimaggio Il 1 Settembre 2006 http://www.dedalonews.it

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